«Dai e dai, prima o poi doveva succedere. Ed è successo: qualcuno si è ribellato, ha detto che non ne può più». Uno slogan dell’UDC, del movimento il Guastafeste o peggio ancora della Lega dei ticinesi? Né l’uno né l’altro ma niente poco di meno quello fucinato dal PS Ticino a sostegno della Grecia per il risultato della votazione del fine settimana scorso. Considerazioni come quelle fatte un’anno fa a noi «il popolo non ha capito» vengono elegantemente tralasciate. Il verdetto democratico espresso dagli ellenici, nazione dove il verbo lavoro é una parola storicamente sconosciuta, ci costerà come minimo un miliardo di franchi. Se si aggiunge, grazie al misero fallimento del tanto osannato accordo di Schengen, il miliardo annuo necessario per il foraggiamento dei «nostri ragazzi», come li chiama il buonmunicipio del mio paese, siamo a due miliardi. Moltiplicando per sicurezza il tutto con lo stesso fattore usato per definire le necessarie porzioni di risotto e luganighe per il penoso «incontro» con il CF di venerdi’ scorso a Bellinzona (x5), si arriva senza problemi ad un importo piu’ che realistico di dieci miliardi. Cio’ vuol dire che tutte queste buffonate UE ci vengono a costare, neonati e bambini compresi, circa 1’250.- franchi a testa, equivalenti al salario medio netto mensile di un operaio ticinese con moglie e figlio(a). Dove sono gli arroganti interventi mediatici e le tutt’ora persistenti e sfacciate minacce spiccate nei nostri confronti dai pagliacci di Bruxelles, coadiuvati dai Dimitri nostrani fautori del «bisogna far rivotare il 9. febbraio 2014»? Dove sono le pesanti denigrazioni nel confronto della popolazione svizzera dei vari Bertoli, Garobbio, Sommaruga, Levrat, Allemann, ecc. e dei media profittatori con i vari de Weck, Caratti, Storelli, Ghisletta, Stojanovic e compagnia? Omertà per via della canicola, o a causa delle direttive emanate dalla scuola federale di pianoforte oppure per il semplice dato di fatto che é piu’ facile calpestare le volontà democratiche nella ben riscaldata casa propria? «Dai e dai, prima o poi doveva succedere. Ed è successo: qualcuno si è ribellato, ha detto che non ne può più». Cosi’ non solo la pensano la maggior parte dei Ticinesi ma anche la maggioranza degli svizzeri. Socialisti, campanari, mammine buone e relativi profittatori: tatuatevi la seguente considerazione dietro le orecchie e se per caso non vi riusciste, fatevelo fare da un vostro portaborse. NOI TICINESI NE ABBIAMO DEFINITIVAMENTE ABBASTANZA!
Flavio Laffranchi, Losone