Una riforma che ha l’ambizioso obiettivo di far fronte agli ormai mutati scenari come l’invecchiamento della popolazione e la maggior speranza di vita, l’aumento delle famiglie monoparentali o in concubinato, il mutamento del grado d’occupazione ecc…, senza tralasciare l’arduo compito di recuperare il tempo perso a causa dell’affossamento dell’undicesima revisione dell’AVS e quindi un riempimento di 10 anni, nei quali i mutamenti si sono ancor più accentuati.
Le principali misure
AVS: Età di pensionamento unisex a 65 anni, ma minore decurtazione delle rendite per i salari assicurati medio-bassi in caso di anticipo del pensionamento dai 62 anni e pensionamento flessibile tra 62 e 70 anni.
Aumento dell’IVA, probabilmente fino a +2% per il finanziamento indiretto dell’AVS, scaglionato in 2 tappe (1% IVA oggi = 3.5 Mia di CHF) e parificazione delle aliquote contributive degli indipendenti con quelle per dipendenti (+0.6% di contribuzione per gli indipendenti).
Rendita vedovile incentrata a vedove con figli in età di formazione: diminuzione della rendita dal 80 al 60%, aumento della rendita per figli dal 40 al 50%.
LPP: Parificazione dell’età di prepensionamento con l’AVS (attualmente possibile tra 58 e 62 anni)
Aumento dei contributi di risparmio per le prime tre classi d’età:
ora 25-34 7% 2020 8%
35-44 10% 11.50%
45-54 15% 17.50%
55-65 18% 17.50%
Diminuzione dell’importo di coordinamento ora 24’570.00 a probabilmente 2020 21’150.00 (= maggior stipendio assicurato ma anche ulteriori maggiori contributi)
Diminuzione della soglia d’entrata dagli attuali 21’000.00 a probabilmente 14’000.00 franchi.
Diminuzione del tasso di conversione per l’ottenimento di una rendita di vecchiaia: 1985 7,2% – 2014 6.8% – 2020 6.00%
Introduzione del fondo di garanzia al beneficio delle prestazioni di libero passaggio a partire dai 45 anni invece dei 55 attuali.
Lavori parlamentari lunghi e delicati
Questa “pesante” riforma occuperà principalmente i nostri futuri senatori e consiglieri nazionali che eleggeremo il prossimo mese d’ottobre ed è la prima riforma che va a ridefinire dei concetti e dei parametri contemporaneamente nei primi due pilastri.
Le due camere del nostro parlamento federale potranno dividere in pacchetti di discussione queste proposte di riforma. Ci si può augurare che siano divisi con un senso compiuto e quindi per pilastro e non per ragioni di principio come età di pensionamento parificato, costi e contribuzioni, salari assicurati, che porterebbero solo ad interminabili visioni a corto raggio.
Conoscere il passato e osservare attentamente il presente per far fronte al futuro con lungimiranza
In Svizzera la sicurezza sociale ha da sempre trovato terreno difficile, basti pensare che dalle basi di un progetto per la sicurezza sociale gettate nel 1890 si dovette attendere fino al 1947 per la creazione dell’AVS, ma ne passò d’acqua sotto i ponti anche dall’inserimento nella costituzione del concetto dei tre pilastri del 1972 alla partenza della legge LAINF nel 1984 e della LPP nel 1985.
I freni a motore delle riforme previdenziali sono sempre state:
1. La libera iniziativa molto pronunciata nel nostro paese sia a livello privato, con un notevole accesso ai prodotti molto diversificati degli assicuratori vita, sia a livello economico-padronale con la relativa politica sociale che diede una prosperosa evoluzione ai fondi di previdenza ed ai fondi padronali, sostituendo il concetto di vecchiaia indigente di fine 1800 e prima metà del 1900, da una nuova concezione di vecchiaia assicurata.
2. La polarizzazione degli schieramenti politici che si contendono da sempre unificazione della previdenza a sinistra e la deregolamentazione ed economicizzazione a destra.
Con ogni probabilità fu questa nostra propensione alla libera iniziativa anche nell’ottica previdenziale a forzare l’opzione di una sicurezza sociale basata su tre pilastri voluta dal popolo il 3 dicembre 1972. Un sistema previdenziale costruito su un concetto modulare. Previdenza statale (AVS-AI), previdenza professionale (LPP) e previdenza privata (3 a e 3 b) si completano in modo sussidiario tra loro con lo scopo di permettere il raggiungimento di uno standard di vita “abituale” da parte delle persone assicurate ed i loro famigliari in caso di meritata quiescenza o al sopraggiungere di un decesso o di un’incapacità al lavoro permanente, tramite obiettivi e linee guida diversificate.
Berset il luminare o Berset di sinistra?
Recuperare il tempo perso ha indotto l’on. Berset ad una ridefinizione dei parametri con un’ottica globale sulla sicurezza sociale, forse anche contravvenendo alla logica utilizzata al momento dell’introduzione dei tre pilastri. Era davvero necessario fare di tutta un’erba un fascio? E’ necessario voler cambiare il gusto di una pietanza con l’aggiunta di tutti gli aromi e ingredienti a disposizione in un sol colpo?
Molto probabilmente la risposta dovrebbe essere NO. Molto probabilmente l’annoso problema dell’evoluzione demografica, sociale ed economica del nostro paese, sommata al tempo perso a causa delle solite questioni di principio che allungano i tempi politici, ha indotto per così dire a voler pensare di più anziché pensare diversamente.
Quale sarebbe la migliore previdenza professionale (II pilastro)?
Se le aziende ed il loro personale assicurato non prendesse sempre per buoni i soliti “Smart Box previdenziali” in apparente “offerta speciale”, ma si concedesse il tempo e la curiosità per analizzare proposte ben più elastiche e convenienti sia dal profilo delle prestazioni che da quello dei costi, la riforma del secondo pilastro non avrebbe nemmeno scopo di essere discussa e implementata.
Pietro Righetti, responsabile SwissFid Sagl