In una recente interrogazione al Governo, firmata da tre Gran Consiglieri, viene avanzata l’ipotesi che nei recenti attacchi in Leventina, le misure volte a scoraggiare il predatore fossero insufficienti, lasciando intendere che innocente fosse il lupo e colpevoli gli allevatori.
La presenza del lupo e di conseguenza il problema lupo, si pongono globalmente e sull’intero arco temporale dell’anno. Il predatore segue la sua preda ovunque essa si trovi, d’estate in montagna sulle più alte cime, in inverno e primavera al piano e sui maggenghi.
Così come l’aquila in estate vola alta sulle cime, in inverno e primavera cambia quota e caccia in zone più basse.
Di conseguenza la designazione di zona “verde”, intesa come zona interessata alla presenza di lupi, suona sciocca e ridicola in quanto il predatore, dotato di grande mobilità, caccia ovunque e in stretta sintonia con la transumanza stagionale delle sue prede. D’estate caccia sugli alpeggi, ove da secoli pascolano, con tutti i diritti, pecore, agnelli e capre, che vengono lassù estivati per necessità e in armonia con i cicli vegetali.
Rinnovo pertanto il mio appello già espresso altrove, a unirsi e uccidere il feroce, quanto incolpevole predatore, senza nascondersi, per affermare e sottolineare ovunque e sempre, l’assoluto primato del vitale lavoro umano, sulla irresponsabile difesa a oltranza di un canide con il quale purtroppo nella nostra realtà territoriale e produttiva, la convivenza con la pastorizia non è possibile. Su questa nostra realtà territoriale e culturale il signor Maggi e cofirmatari dovrebbero riflettere per meglio capire da dove il pane.