Suona come un ultimatum quello degli impresari costruttori riunitisi ieri in assemblea. Per bocca del loro presidente sezione Ticino, non vogliono intavolare nessuna discussione con il sindacato UNIA se non alle loro condizioni. Naturalmente sono condizioni tali da non giustificare nessuna discussione, in quanto questi stessi impresari che in gennaio di ogni anno sanno già i lavori appaltati nei 12 mesi dell’anno stesso, gradirebbero che la politica intervenisse per bloccare i “Padroncini” che fanno una concorrenza sleale. Giustissima osservazione quella sui padroncini, ma allora che si siedano al tavolo delle discussioni affinché possano permettere ai sindacati e alel varie commissioni paritetiche di controllare il loro operato. Ne abbiamo viste di tutti i colori, di manodopera estera sottocosto impiegata, addirittura neppure notificati in cantieri pubblici, di “asfaltopoli” e di scandali e scandaletti vari. Questo non significa che tutti gli impresari siano fuori norma, anzi ve ne sono parecchi che in quanto coerenti con la linea della sezione, si trovano in difficoltà a causa della concorrenza sleale interna ed esterna. La categoria addirittura vorrebbe cambiare l’esito della votazione popolare sulle residenze secondarie. Questo fa ben capire come proprio in questo settore urgono controlli severissimi affinché non vi siano abusi di cui in passato siamo venuti a conoscenza. Un settore importantissimo per l’economia del cantone, che necessita di essere supervisionato da enti terzi onde evitare abusi e speculazioni che giocano contro alla categoria. Invocare poi, “criminalizzando” i cittadini di spendere in Ticino, ci sembra doveroso dire che è importante che vi sia reciprocità di atteggiamento. I cittadini dovrebbero rivolgersi alle ditte locali, avendo anche la garanzia dei lavori eseguiti, ma dall’altra parte sarebbe auspicabile che gli stessi imprenditori tenessero una linea di coerenza nei loro acquisti. (RED)