La decisione assunta ieri dalla Commissione della gestione di non portare in Parlamento la discussione sul salario minimo è semplicemente vergognosa e rappresenta una pugnalata alla schiena nei confronti della popolazione ticinese che nel lontano 2015 aveva votato a maggioranza l’introduzione di un salario minimo legale. Tuttavia una decisione che non stupisce considerato come questa classe politica da tempo remi alla deriva e sia completamente scollegata dalla realtà che vivono le persone comuni. Quello andato in scena ieri in Gestione non è che il naturale e indegno epilogo di uno squallido teatrino che in questi ultimi anni ha accompagnato le discussioni sull’introduzione del salario minimo legale nel nostro Cantone.
La decisione assunta ieri dalla Gestione è davvero scandalosa e lo è per almeno 4 motivi.
In primo luogo, come dicevamo, tradisce la volontà popolare espressa dai cittadini.
In secondo luogo perché la proposta in discussione e fatta propria dalla maggioranza della Gestione non solo non permette di contrastare il dumping ma legalizza salari da fame di Stato! Perché in Ticino con un salario di 3’000.- franchi non si arriva alla fine del mese. Una proposta così scandalosamente bassa da risultare inferiore ai livelli delle prestazioni complementari!
In terza battuta si continuano a sostenere tesi a dir poco irresponsabili per disorientare e gettare fumo negli occhi delle persone. Affermare , come ha fatto ieri il candidato Ppd al Consiglio di Stato Raffaele De Rosa che il salario minimo favorisce i frontalieri è falso e intellettualmente disonesto. È vero il contrario di quanto affermano De Rosa e soci. Se oggi assistiamo ad una guerra tra poveri e al proliferare di salari da fame è proprio perché mancando dei vincoli legali e l’unico criterio che disciplina l’assunzione dei lavoratori è quello del basso salario. L’introduzione di un vero salario minimo romperebbe questa logica e aprirebbe nuove prospettive occupazionali ai residenti limitando così la messa in concorrenza con i lavoratori frontalieri.
Ed infine è inaccettabile che la classe politica, per meri interessi di bottega speculi sulle spalle dei cittadini promuovendo sul dossier del salario minimo una vera e propria melina impedendone la sua concretizzazione.
Quella offerta ieri dalla gestione è l’ennesimo teatrino di una classe politica che risulta sempre più delegittimata e lontana dagli interessi delle persone comuni. Un teatrino che ha trovato il suo logico epilogo ieri. E come sempre a pagarne le conseguenze sono le persone che soffrono maggiormente le conseguenze di una crisi sociale sempre più profonda.
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