Festival internazionale di Arzo – diciottesima edizione. – dal 24 al 27 agosto 2017.
Albania casa mia di Aleksandros Memetaj: storia di chi sta in mezzo.
Voci nuove, voci antiche, voci che raccontano e si raccontano, voci in ricerca. Molte, ancora una volta, le voci di artisti che questo agosto animeranno la diciottesima edizione del Festival di narrazione di Arzo.
Tra queste, le sere del 26 e del 27 agosto presso la Corte dell’Aglio, quella del giovanissimo Aleksandros Memetaj, in uno spettacolo, scritto e interpretato dallo stesso Memetaj, per la regia di Giampiero Rappa, che porta il nome di quel motto dispregiativo, diffusosi a partire dai primi anni Novanta, con cui in Veneto si apostrofavano gli albanesi fuggiti in Italia: Albania casa mia.
Un passo indietro e siamo nel 1991, il regime comunista albanese collassa e prende così avvio un grande esodo, che porta ventisettemila albanesi, in imbarcazioni di ogni tipo, sulle coste italiane. Tra questi, arriva a Brindisi, il trentenne Alexander Toto, con la moglie e il figlio neonato.
Il neonato, allora di appena sei mesi, è oggi il giovane attore Aleksandros che, alternando italiano, dialetto veneto e albanese, racconta la sua vera storia. Una storia che riflette soprattutto sulla difficoltà di definire la propria identità quando la sensazione dominante è quella di sentirsi sempre nel mezzo, in sospeso tra due culture. La sua voce, in un percorso autobiografico, permette al ricordo e all’esperienza di farsi condivisione, in un atto di meraviglioso coraggio: il giovane, solo, scalzo, confinato anche scenograficamente, narra la fatica, la paura e la speranza di crescere come italiano figlio di albanesi. A tratti la sua storia personale si intreccia con quella di un altro uomo, a lui profondamente legato: Alexander, suo padre. Colui che, con perseveranza e forza, ha scelto di darsi e dare alla sua famiglia una possibilità e, rischiando tutto, lasciare una terra, la sua terra, in cui ha sentito «non esserci più speranza».
Albania casa mia è uno spettacolo che, eco di una problematica estremamente attuale, parla di confini, linee e barriere: i confini fisici delle terre da cui si parte e in cui si arriva, le barriere della mentalità e del pregiudizio, le linee di dolore, speranza e paura che si devono affrontare nella ricerca della propria identità e del proprio posto nel mondo. Eppure, nonostante tutta la fatica, la voce di Aleksandros non ci lascia senza un messaggio di speranza: quel muro di quattro metri, evocato alla fine della narrazione, non rimane invalicabile. La sua famiglia, come tante altre hanno fatto, fanno e faranno, avrà infatti il coraggio di sperare e, così, saltare.
Per continuare a riflettere sui muri, concreti e astratti, ancora fortemente integri o in disfacimento, l’appuntamento è poi il 27 agosto presso la Corte dei Miracoli, dove si terrà l’incontro tra Aleksandros Memetaj e il nuovo Presidente del Festival, Marco Mona, figura di spicco, in Svizzera e non solo, per l’attività professionale e il contributo umano a favore di una società più equa.
INFO FESTIVAL: www.festivaldinarrazione.ch