“Le Capsule del tempo” di Andy Warhol ad Ascona fino al 15 novembre 2021
Considerato il padre della Pop Art, tra gli artisti più influenti del Ventesimo Secolo, Andy Warhol invade il borgo di Ascona con le sue iconiche “Campbell soup”. La Fondazione Majid propone al visitatore una lettura originale dell’artista che trasformò il suo disturbo psichiatrico in una forma eccelsa d’arte.
La mostra espone una sessantina di opere di Andy Warhol messe a disposizione dalla Art Events di Mario Mazzoleni e sarà aperta al pubblico fino al 15 novembre. I visitatori potranno immergersi nell’universo del genio della Pop Art che negli Anni ’60 rivoluzionò il concetto stesso di arte. Warhol ha portato gli scaffali di un supermercato all’interno di un museo. Una provocazione neppure troppo velata: secondo Warhol l’arte doveva essere “consumata” come un qualsiasi altro prodotto commerciale. Le sue repliche in serie erano il metodo del suo successo e abbattevano il muro dell’unicità dell’opera d’arte.
Una lettura che va oltre il visibile
Attraverso le “Capsule del tempo” la Fondazione Majid propone al visitatore una lettura originale dell’artista e delle sue opere. Andy Warhol soffriva infatti di una patologia psichiatrica chiamata disposofobia: era un collezionista compulsivo di cianfrusaglie.
Biglietti di auguri, barattoli di cibo, lettere dei fans, ricevute di corse di taxi, un accendino prelevato da un ristorante alla moda, una fotografia di Elvis Presley, panini lasciati a metà, della carta regalo, un nastro natalizio, un cartello “non disturbare” dell’hotel Beverly Wilshire. Andy Warhol conservava tutto. Accanto alla scrivania, l’artista teneva una scatola di cartone che riempiva con oggetti di ogni genere: era questa la sua “Capsula del tempo”. Alla sua scomparsa le scatole erano complessivamente 612 e oggi sono conservate negli archivi dell’Andy Warhol Museum di Pittsburgh. “La mostra non vuole essere un’ennesima vetrina delle grandi opere dell’artista, sottoponibili al vaglio estetico ed alla critica” – spiega lo psicoterapeuta Massimo Sacripante – “ma una narrazione figurativa della breve, intensa storia di uno dei protagonisti del nostro tempo”.
Al sottile confine tra pazzia e genialità, Warhol riuscì a tradurre una patologia, cioè la difficoltà di separarsi dagli oggetti, in una forma sublime d’arte.
“Se l’isolamento” – continua Sacripante – “il nascondere la propria condizione è la tentata soluzione più frequente, almeno fino a quando non si interrompe il ciclo con una adeguata terapia, ci sono casi in cui, grazie alla particolare intelligenza emotiva, qualcuno riesce a trovare escamotage originali e più funzionali. Da questa sua geniale tentata soluzione che, pur non risolvendo il problema, gli permetteva di far rientrare il comportamento patologico apparentemente sotto il proprio controllo, la Fondazione Majid ha preso spunto per provare ad attrarre l’attenzione sull’ Andy Warhol “uomo”, con la sua grandezza, ma anche con la sua immensa fragilità”.
In linea con gli obiettivi della Fondazione Majid, la mostra parla di un giovane uomo che ha rischiato di rimanere lui stesso sequestrato nelle proprie capsule del tempo, ma che, incontrando qualcuno che ha saputo comprenderlo e valorizzarlo, è diventato lo splendido regalo all’umanità che oggi conosciamo.
“Warhol, uomo e artista infinito, è riuscito a comunicare la tragicità dell’esistenza con il suo eco di dolore, punto di frattura e di abbandono che corrisponde ad un momento di vissuto. La mostra è un’esperienza personale che mette in evidenza la condizione umana come obbedienza volontaria al TEMPO DELL’OROLOGIO e la capacità di un’artista, di un talento, di riuscire ad uscirne attraverso la pittura, quel saper dell’anima che non è conoscenza”, sottolinea Guglielmina Montano, vicepresidentessa della Fondazione Majid.
La mostra coinvolgerà anche i bambini delle scuole comunali di Ascona creando un collegamento tra la vita di Andy Warhol, uomo pieno di fragilità, e il mondo della scuola.
“Andy Warhol” – spiega il direttore delle Scuole Comunali di Ascona Giorgio Gilardi – “potrebbe erigersi a paladino, a testimonial, con tutto il rispetto per l’artista e per i bambini, di tutti quegli allievi che, chi più chi meno, ogni mattina varcano il portone della scuola e manifestano dei disagi. Allievi che vivono giorno dopo giorno a fianco dei loro compagni con i quali il confrontarsi non è sempre facile, soprattutto quando il confronto con l’altro può essere fonte di frustrazione di perdita di autostima. Il primo compito della scuola è perciò quello di combattere “l’ignoranza”, qui letta nel suo significato più ampio di inconsapevolezza o incompetenza, di mancanza di istruzione o di educazione. “L’ignoranza” la si combatte però anche organizzando una mostra come questa che va oltre il semplice valore estetico, promuovendo Cultura, offrendo un’opportunità per riflettere sui valori della vita, per crescere e magari scoprire che la nostra vita la possiamo rileggere in quella di un altro. Se Andy Warhol è diventato quello che è, è perché ci sono state persone che hanno creduto in lui”.
Durante il periodo della mostra, la Fondazione Majid organizzerà una tavola rotonda in cui uno psicoterapeuta ed un sociologo discuteranno tra loro dell’Andy Warhol uomo, con la sua storia personale, e del contesto sociale in cui questo grande, fragile, artista si è formato.