La Casa della Letteratura a Lugano riprende la programmazione 24 settembre: Alice Rivaz
La Casa della Letteratura
(Via Stefano Franscini 9, Lugano)
riprende la programmazione
24 settembre ore 18.30:
Alice Rivaz
Alice Rivaz, chi la conosce in Ticino? Eppure è tra le più dense e alte scrittrici confederate. I suoi scritti precedono tutto ciò che Simone De Beavoir teorizzerà dal suo volume “Il secondo sesso” in poi. Ma la nostra Alice Rivaz ci arriverà prima e ben più lungimirante, soprattutto, senza essere accomodante né mediata.
La Rivaz nasce nel Canton Vaud nel 1901 e sino alla morte nel 1998 continuerà a scrivere: il fondo a lei dedicato a Berna è un caleidoscopio di dattiloscritti, bozze, registrazioni audio di interviste radiofoniche, corrispondenze, discorsi. Cose d’altri tempi parrebbe, eppure a rileggere oggi la Rivaz come non stupire davanti a una scrittura tanto contemporanea e attuale… È forse sarà grazie all’incontro con Charles Ferdinand Ramuz che pubblica il primo romanzo nel 1940 (Nuvole bianche) cui ne seguiranno molti altri.
La pace negli alveari (La paix des ruches nell’originale del 1947) è la bomba detonata in una Svizzera conformista e che non tollera che una donna abbia un pensiero che vada aldilà del focolare e del domestico dovere: il libro è il diario segreto di una donna sposata che scopre di non amare più il proprio marito. Come osa?
Il libro/diario nasce come una sorta di pamphlet dove il quotidiano alterna divenendo rito dolente, mitologia domestica, memoria. Ma è troppo audace per l’epoca, troppa è la verità. Le reazioni alla pubblicazione alternano tra scandalo e un silenzio algido. Le produzione che segue non è da meno: in scena, sempre, il conflitto di coppia, la pietà materna a scontrare con le convinzioni paterne, forse derivanti dal proprio nucleo familiare, dai genitori ferventi calvinisti, dalla madre un tempo diaconessa e da un padre maestro di scuola elementare prima e giornalista socialista poi. Altri temi affrontati saranno il ruolo della donna nella società, il problema delle minoranze, oppure riflessioni sull’amore e la solitudine. Nella seconda fase di scrittura, i temi resteranno altrettanto impegnati, dall’egoismo e dall’indifferenza della società nei confronti degli umili, all’infanzia, complessa e poliedrica.
La scrittura della Rivaz non può certo riassumersi a un solo volume, né tantomeno l’ampiezza del suo pensiero a una sola linea nodale (e restrittiva). Sino all’ultimo sarà una autrice combattiva, audace, ribelle, immensamente umana, come testimonia anche l’amicizia con un’altra scrittrice per nulla semplice, la losannese Corinne Bille con la quale Alice Rivaz sarà legata da fitta corrispondenza.
Non solo scrittrice ma donna pragmatica e solida: lavora presso l’Organizzazione internazionale del lavoro, dapprima dal 1925 al 1940 e poi dal 1946 al 1959. Nel 1942 le viene assegnato il Premio Schiller.
Finirà la propria vita in una struttura per anziani ed è dove Markus Hediger la contatta per definire poi una rapporto quasi decennale e che la accompagnerà sino alla fine nel 1998.
Antesignana del femminismo, amatissima dalla francese Ennie Ernaux (che la definirà una sorella) la scrittura/accusa di Alice Rivaz si rivela ancora di totale contemporaneità. E mai come oggi, in tempi dolenti e vili, una presa di posizione a testa alta del proprio valore di donna rappresenta non tanto un monito, quanto l’essere una guida.
La prenotazione è obbligatoria per mantenere il tracciamento delle presenze e durante gli incontri sarà obbligatorio indossare la mascherina.
L’igienizzazione della sala è garantita dalla Casa della Letteratura prima e dopo ogni incontro.