GIGANTI DEL PIANOFORTE A LUGANO: RECITAL DI ANDRAS SCHIFF AL LAC (16 dic.2015)
Il récital pianistico che vede protagonista Sir András Schiff il 16 dicembre alla Sala Teatro LAC dialoga idealmente con quello di recente proposto da un altro gigante della tastiera, Radu Lupu. Strettamente affine è infatti il programma, incentrato sui maestri della tradizione classico-romantica mitteleuropea, da Haydn e Mozart a Beethoven e Schubert. Affine è anche il sentire musicale di questi due artisti, rumeno il primo, ungherese il secondo, che da anni regalano al pubblico di tutto il pianeta interpretazioni esemplari per raffinatezza e profondità.
Appuntamento imperdibile per gli amanti del pianoforte quello con András Schiff, riconosciuto universalmente come un pianista di rara intelligenza, dotato di un infallibile gusto musicale. L’artista, nato a Budapest 62 anni fa, ha ricevuto una formazione d’elezione, studiando con grandi maestri come György Kurtág e George Malcolm. Il suo percorso artistico è costellato di benemerenze, che testimoniano la stima di importanti realtà musicali, dalla Beethoven-Haus di Bonn al Mozarteum di Salisburgo. Grande è l’attenzione che da sempre Schiff riserva ai compositori del classicismo viennese: memorabile la sua integrale in cd dei Concerti di Beethoven con la Staatskapelle di Dresda diretta da Haitink. Al lavoro di interprete il maestro ungherese associa quello di curatore, lavorando con la casa editrice Henle di Monaco di Baviera al progetto, ormai quasi decennale, di pubblicazione dei Concerti per pianoforte di Mozart. L’amore per la musica del Settecento e del primo Ottocento non è però esclusivo: Schiff ha registrato i Concerti del suo conterraneo Bela Bartók con la Budapest Festival Orchestra.
Il programma che Schiff presenta a Lugano rispecchia perfettamente, nella scelta degli autori, quello proposto da Lupu il mese scorso. In apertura il pianista interpreta la Sonata n. 60 di Haydn, una delle ultime, in cui il classicismo dell’autore si rivela in tutta la sua maturità. Un’occasione preziosa di ascolto, dal momento che le opere per tastiera di Haydn non fanno parte del repertorio più frequentato, e una importante testimonianza storica dei legami tra l’evoluzione del pianoforte e la letteratura ad esso dedicata: si tratta dell’unico caso, nella produzione di Haydn, in cui è segnalato l’uso del pedale di risonanza, dispositivo di recente invenzione. Famosissima, al contrario, è la Sonata in do maggiore KV 545 di Mozart, con il delizioso tema infantile del secondo movimento. Opera anch’essa della maturità dell’autore, composta nel 1788, presenta proporzioni classiche assolutamente perfette. La tecnica pianistica è semplice, come richiesto dalla destinazione ad un’utenza amatoriale, quale doveva essere quella delle classi agiate di Vienna. Lavoro maturo è pure l’op. 109 di Beethoven, che appartiene all’ultimo, splendido trittico di Sonate composte dall’autore per il suo strumento. Il Vivace iniziale ha un sapore rapsodico, che fa pensare alle improvvisazioni alla tastiera in cui Beethoven, come Mozart del resto, primeggiava. All’ultimo anno di vita dell’autore, quel 1828 che ne segnò la prematura scomparsa, appartiene infine la Sonata n. 19 di Schubert. Come notò il collega Schumann, suo grande estimatore, Schubert evita qui gli espedienti brillanti per trovare una nuova semplicità inventiva. Il discorso musicale scorre libero, rilassato pur nella cornice drammatica della tonalità d’impianto di do minore, cui Mozart e Beethoven avevano associato un carattere di grande pathos.
Appuntamento alle 20.30 alla Sala Teatro LAC
Mercoledì 16 dicembre 2015 – 20.30
Sala Teatro LAC
Interprete
Sir András Schiff, pianoforte
Programma
Franz Joseph Haydn (1732-1809)
Sonata per pianoforte n. 60 in do maggiore, Hob. XVI:50 (1795)
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sonata per pianoforte n. 30 in mi maggiore, op. 109 (1820)
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Sonata per pianoforte n. 16 in do maggiore, KV 545 (1788)
Franz Schubert (1797-1828)
Sonata per pianoforte n. 19 in do minore, D 958 (1828)
Alcune note al programma
• Pur non essendo oggi tra le più frequentate in sede di concerto, la produzione per pianoforte solo di Joseph Haydn è tra le più generose dell’epoca post-barocca. Sono ben 62 le sonate scritte per lo strumento, delle quali le ultime tre costituiscono un trittico esemplificativo dell’ormai perfetta forma classica – tanto elegante quanto equilibrata – raggiunta dell’autore. L’Allegro iniziale della Sonata n. 60 è l’unico brano di tutta la letteratura pianistica haydniana in cui viene espressamente richiesto l’utilizzo del pedale di risonanza. L’invenzione di questo artificio meccanico – utile per ottenere dei suggestivi effetti di legato e di riverbero – è infatti di poco precedente l’anno di composizione della stessa sonata, il 1795.
• La Sonata per pianoforte n. 30 è la terz’ultima delle 32 composte da Beethoven e vede la luce in un periodo in cui gli sforzi dell’autore sono rivolti principalmente alla Messa Solenne Op. 123. Articolata nei tre canonici movimenti, trova un elemento caratterizzante nel fatto di mantenere i primi due in una dimensione piuttosto ridotta per lasciare invece al terzo – che fin dal titolo si propone come “pieno di canto, con il più intimo sentimento” – tutto lo spazio necessario a svolgere il tema e le sue sei variazioni. La sonata si apre con un movimento nettamente suddiviso in due parti: Vivace ma non troppo e Adagio espressivo. A proposito del Vivace si è spesso parlato di un andamento “simile all’improvvisazione”, per il procedere a tratti rapsodico. Se anche fosse, il dato non dovrebbe stupire: Beethoven, prima di affermarsi come compositore, divenne ben noto a Vienna per le spiccate qualità di improvvisatore al pianoforte, che lo avevano visto primeggiare in non poche competizioni del genere.
• Mozart presentò la sua Sonata n. 16 chiarendone da subito le finalità: “A l’usage des commençants”, vale a dire “ad uso dei principianti”. Si tratta infatti di una pagina che presenta diverse caratteristiche della musica didattica, come il frequente ricorrere nel primo tempo di scale e arpeggi, l’adozione di una struttura armonica elementare e di una tonalità d’impianto considerata ‘facile’, la chiara distinzione dei ruoli musicali, per cui nel secondo movimento la mano sinistra si occupa esclusivamente dell’accompagnamento e la destra della melodia. Si tratta peraltro di una delle composizioni più conosciute di tutta la musica occidentale e in particolare di Mozart, espressione massima del suo personale stile classico e della sua inesauribile vena melodica. Scritta in piena maturità, si svolge nei canonici tre movimenti, caratterizzati in modo tanto chiaro quanto esemplare.
• Nel settembre del 1828, due mesi prima della morte, Schubert compose tre Sonate per pianoforte. Si tratta delle sue composizioni più mature e più riuscite, molto diverse tra loro ma anche complementari. La prima è vestita di tinte fortemente drammatiche; non a caso la tonalità di do minore evoca da vicino il pathos mozartiano e, soprattutto, beethoveniano: Beethoven è infatti il nume tutelare che guida – forse mai come in quest’opera – la scrittura dell’autore. Uno dei primi e dei più convinti estimatori di Schubert – che in vita ottenne assai poche soddisfazioni critiche – fu Robert Schumann, il quale rilevò prima di altri il valore delle ultime tre sonate per pianoforte: «mi sembrano spiccatamente differenti dalle altre sue, specialmente per una molto più grande semplicità d’invenzione, per una volontaria rinuncia a brillanti novità in cui egli altra volta si compiaceva, per lo sviluppo di certe generali idee musicali, mentre altra volta sovrapponeva periodo su periodo. Come se ciò non potesse aver mai fine, non fosse mai in imbarazzo per proseguire, corre avanti di pagina in pagina sempre musicale e ricco di canto, interrotto qua e là da singoli sentimenti violenti, ma che presto si calmano nuovamente».
Biografia interprete
Sir András Schiff
Nato a Budapest nel 1953, ha iniziato a studiare pianoforte a cinque anni con Elisabeth Vadász. Ha poi proseguito gli studi all’Accademia Liszt con Pál Kadosa, György Kurtág e Ferenc Rados e infine a Londra con George Malcolm. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra i quali la nomina a membro onorario della Beethoven-Haus di Bonn, la medaglia della Wigmore Hall di Londra, il premio Robert Schumann e la medaglia d’oro della Internationale Stiftung Mozarteum. È stato inoltre insignito della Croce al merito della Repubblica federale tedesca. Ospite delle maggiori orchestre in tutto il mondo e dei maggiori festival, nel 1999 ha fondato una propria orchestra da camera, la Cappella Andrea Barca, nel duplice ruolo di direttore e solista. Tra le sue incisioni si ricordano l’integrale dei Concerti di Beethoven – con la Staatskapelle di Dresda e Bernhard Haitink – e quella dei Concerti di Bartók con la Budapest Festival Orchestra e Ivan Fisher. Dal 2006 collabora con la casa editrice Henle al progetto di pubblicazione di tutti i Concerti per pianoforte di Mozart nella versione originale. È professore onorario alle Musikhochschulen di Budapest, Detmold e Monaco di Baviera.
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