A poche ore di auto da Milano, chiunque voglia immergersi in un’esperienza di detox da città e dai ritmi quotidiani, dovrà impostare sul navigatore la destinazione di Faido.
Su internet, sui social non troverete molto e questo articolo (link per maggiori foto su Instagram Barbara – Instagram Davide), nato dall’esperienza diretta del progetto #travelswap vuole essere un inizio per raccontare un territorio ricco di potenzialità e di attrattiva per un viaggiatore che cerca di cogliere l’essenza del luogo, capace di costruirsi un itinerario e che va oltre brochure patinate e recensioni di ristoranti ed hotel su blasonati magazine.
Qui al momento si può vivere un salto indietro nel tempo, dove nonostante il ruolo storico di questo luogo, come via di transizione e di accesso meridionale al valico del san Gottardo, la globalizzazione non ha attecchito nè nel fare delle genti, nè nell’estetica dei posti. Non aspettatevi perciò, nè boutique hotel & co., nè tantomeno ristoranti con interni che ammiccano al design o a quello stile pane e salame/recuperato in cantina, ma che di fatto ha dietro un geniale team di interior designer o architetti.
Venire in questa valle è voler essere degli anticipatori, se non addirittura dei precursori, di tendenze perchè di bello da vedere e da fare ce ne è molto, anche per chi come me non è propriamente gente di montagna in senso stretto. Allora con ai piedi un paio di scarpe comode, il cuore aperto e polmoni pronti a fare incetta di aria purissima ecco le cose che sono da mettere nella to do list di chi vorrà venire qui:
– Visita all’ Ostello Cappuccini. Entrare in una struttura del 1600 può rappresentare una vera emozione, in particolare se si prende parte ad una visita guidata per scoprire le antiche cellette dove dormivano i frati con l’attigua biblioteca. Il tempo sembrerà fermarsi e la voce tenderà ad abbassarsi nel rispetto del luogo, così come i movimenti diventeranno lenti e attenti. Scrutare con gli occhi antichi manoscritti del ‘400 e respirare l’odore di carta e legno, trasmetterà la gioia di vivere una tangibile emozione di chi, le chicche di stile le sa cercare e riconoscere.
– Saper di fiori ed erbe spontanee. Se il foraging (link intervista su Repubblica di Valeria Mosca esperta di foraging) in Italia sembra una moda, qui è la normalità di una tradizione, che meriterebbe però una maggiore valorizzazione. Una passeggiata tra i grandi prati e lungo i dorsi delle montagne, per raccogliere dal tarassaco, al sambuco, all’ortica fino alla pratolina per esprimere la propria creatività in cucina, anche con la delicatezza dei fiori. Se invece si cerca una passeggiata guidata con workshop, scrutare tra le attività proposte dall’Ostello Cappuccini.
– Scoprire il blu Calgari attraverso gli affreschi. Il territorio con le sue numerose chiesette, molte delle quali risalenti addirittura al medioevo, conservano degli affreschi del periodo abilmente restaurati, come nel caso della Chiesa di S. Ambrogio a Chironico, ma su altre è evidente la stratificazione pittorica che ne è seguita nel corso del tempo. Si arriva così a poter ammirare e trovare un filo conduttore dato dal colore spesso utilizzato dai fratelli Stefano e Tommaso Calgari, che qui operarono nell’ ‘800. Ad oggi non esiste un percorso ufficiale che segua questo fil rouge, pertanto nell’attesa, ogni visitatore di potrà costruire il proprio chiesa dopo chiesa. Selftravelmade!
– Visitare il Villaggio della Musica a Sobrio. Questa è la dimostrazione perfetta di come la cultura possa valorizzare e animare un territorio. L’iniziativa nata nel 2013 per volontà di Mauro Harsch, ha come scopo quello di creare delle masterclass musicali per studenti e professionisti, e al tempo stesso dare la possibilità di assistere a concerti unici e semplicemente spettacolari. La vista da questo borgo, su quella che viene chiamata “la traversa” è a dir poco spettacolare. E chi come me, di musica non ne capisce nulla ma ne apprezza la magia, non farà fatica a lasciarsi ammaliare dalle note mentre pigramente si fa un bagno di sole in piena estate. Il prossimo appuntamento dal 9 al 17 Luglio 2016
– Scoprire il nesso tra trote e territorio. Quello dell’allevamento delle trote è una sorpresa di quelle che proprio non ti aspetti e di fatto devi sapere dove andare a scovare questo posto. Una volta giunti però, qualche volontario vi racconterà di come questa idea non sia un’iniziativa recente, ma risale addirittura a 100 anni fa, nata dalla necessità di ripopolare i fiumi dell’area e ovviamente l’attiguo fiume Ticino che scorre a due passi da lì. Qui i giovani pesci sono accuditi con cura, tanto da essere spostati non solo nelle vasche all’interno dell’area, ma addirittura in un’altra area della valle, per garantire una migliore crescita ed essere così immesse nel fiume nelle condizioni migliori. Transumanza ittica!
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