L’ALTRA FACCIA DEL TICINO
MENDRISIO, BORGO DEL PROIBIZIONISMO E DELL’INTOLLERANZA?
MENDRISIO: ci sono borghi in cui, anziché lamentarsi perché il numero dei furti è cresciuto in maniera esponenziale, perché la disoccupazione è in aumento e per altre problematiche decisamente serie (e che sarebbe anche ora di risolvere), ci si lamenta solo perché una sera un bar, contravvenendo alla museruola imposta dal Municipio e dei residenti che alle 23 del venerdì e del sabato sera pretendono che scenda un silenzio di tomba sul centro, decide di ospitare un compleanno. E di questi tempi di crisi e con una cappa pesante e molto rigida sulla testa, i gestori dei bar di Mendrisio lo sanno: ogni gallina fa buon brodo e porta anche guadagno.
Se non che l’evento, solo perché qualche ospite alza un po’ troppo il gomito e si lasci andare a comportamenti non decorosi, accende una miccia di proteste come non se ne sono mai viste e di persone che, a sei anni dalla chiusura del Bulgary e del divieto generale a tutti i pochi locali sopravvissuti di organizzare qualche evento, vorrebbero ancora meno tolleranza.
Essendo stata una frequentatrice assidua di Mendrisio per anni, soprattutto quando il centro era ancora animato e non qualcosa di simile ad uno sterminato cimitero, una zona morta dove puoi considerarti fortunato se alle 22 trovi una macchina che passa, o delle ragazze fuori dalla Migros che bevono una birretta, fumano una sigaretta e parlano, ho deciso di approfondire ulteriormente la cosa, questo dopo aver letto la posizione di Daniele Caverzasio e di alcuni residenti, secondo i quali c’è troppo rumore, e dall’altra parte commenti di gestori, di giovani, di quasi ex giovani come me, che invece dicono che è diventato un posto morto e noioso.
Mendrisio è davvero un borgo votato al proibizionismo e all’intolleranza estrema, intolleranza rivolta soprattutto verso i giovani, che vorrebbero divertirsi dopo una settimana di studio e di lavoro, e verso i gestori, che sembra vengano trattati alla stregua dei peggiori malfattori dal Municipio?
Dalla mia ricerca sono saltati fuori dei fatti davvero inquietanti, e sui quali, almeno secondo la mia opinione, il Municipio dovrebbe riflettere se vuole continuare a mantenere un’università e ad accoglierne una nuova in arrivo.
Innanzitutto, che Mendrisio sia una “città universitaria” come dichiarato da Caverzasio, è un’affermazione a detta mia falsa e al limite del deleterio. Frequentando l’università Cattolica a Milano ed avendo anche abitato per un po’ vicino al Politecnico, oltre ad avere amici e amiche che sono andati a Zurigo o a Friborgo, ho già avuto modo di avere a che fare con una vera “città universitaria”: bar, baretti, locali dove si fa musica, aperò, happy hour, mostre, presentazioni, mini discoteche, sono solo alcune delle tante offerte che ho trovato in queste città e tutte erano prese d’assalto dagli studenti. Purtroppo queste offerte non sono presenti a Mendrisio, perché invece di favorire il divertimento e la mobilità dei giovani, si preferisce tappare la bocca ai locali anziché impegnarsi piuttosto con la polizia per fare controlli mirati negli orari sensibili e sensibilizzare la popolazione, o meglio educarla, ad un divertimento sano e nel rispetto del posto in cui si muove (e quindi anche dei residenti che lo abitano).
Guardando poi il lato dei gestori, accadono cose che farebbero mettere le mani nei capelli anche a Gesù Cristo in persona: l’ultima e davvero assurda è capitata ad un bar di Piazzale alla Valle che si è visto vietare dal municipio l’uso della terrazza per “schiamazzi” e nel quale ora la gente non sa più dove sedersi, non per urlare o schiamazzare, ma per parlare e bersi una birra o l’aperitivo con gli amici dopo il lavoro. Ma ci sono altre restrizioni, e che se non fosse che vengono applicate seriamente ai bar del centro, farebbero anche sorridere: non si può grigliare all’aperto, non si può organizzare un concerto o qualsiasi evento musicale, e se ti azzardi a farlo (capitato ad un altro bar), arriva la polizia e ti butta fuori a calci il musicista, non per forza rock ma anche blues, classico, soul, jazz, o la band, non si possono fare happy hour, e come se non bastasse questo limite forzato alle attività, questi bar subiscono mediamente tre o quattro ronde di polizia a serata.
Chi ne fa più le spese di questa situazione al limite del pernicioso, oltre ai gestori, che perdono fior fiore di introiti economici, sono anche i giovani, perché si vedono privare dei loro spazi, in cui andare a divertirsi con gli amici, e che sentono anche quest’atmosfera pesante che si è creata nel borgo di Mendrisio. Spesso e volentieri quindi, per poter dare sfogo a tutta quell’energia in esubero che non possono sfogare in un bar o in un locale, perché il gestore non può organizzare alcunché ed è subissato da mille divieti, si riversano in strada, dove parlano, magari qualcuno alza la voce, bevono, si ritrovano, magari fanno anche qualche piccolo danno o non sono un bel vedere per i ben pensanti e chi sta facendo del borgo un cimitero a cielo aperto.
Ma c’è un’altra questione spinosa: Mendrisio, al di là del fatto che non è una città universitaria, ospiterà presto, oltre all’accademia di architettura, anche la Supsi, e ciò porterà gli attuali 1000 studenti a 3500. Ovviamente questi studenti, come tutti quelli che frequentano una scuola superiore e che alla fine della giornata si trova con gli amici per fare l’happy hour e per ascoltare un po’ di buona musica o giocare a freccette, nel tempo libero avranno bisogno di divertirsi, ma se il centro cittadino li caccia, ci saranno grandi perdite a livello di indotto economico per le casse sia dei locali sia del comune.
C’è da domandarsi a questo punto quale futuro vorrà Mendrisio: continuare ad essere conosciuta in tutto il cantone e all’estero come città fantasma, noiosa, intollerante, proibizionista, dove non ci si può divertire perché altrimenti si disturbano “i morti”, oppure cominciare a tornare un po’ sui suoi passi e ad essere più tollerante verso chi vuole offrire del divertimento e verso chi cerca quel divertimento e non il danneggiamento del suolo pubblico né tanto meno del decoro generale?