Il corrente anno sarà influenzato da due importanti revisioni legislative parziali, anche a livello federale, della cui implementazione si è discusso proprio in questi giorni alle Camere.
Per inciso si tratta delle revisioni parziali della LPMed (Legge Federale sulle professioni mediche universitarie) e quella relativa alla legge sulla promozione della salute e il coordinamento sanitario (Legge sanitaria), entrambe entrate in vigore nel 2018.
In queste leggi ci sono delle importanti, quanto sconvolgenti, novità. Sconvolgenti, in quanto è evidente come il Ticinese che ha fatto uno sforzo linguistico, culturale ed economico per andare Oltralpe e formarsi QUI in Svizzera (possiamo vantare diverse università riconosciute a livello mondiale per la loro qualità), alla fine venga pesantemente penalizzato, a scapito di chi, ha studiato nella vicina Penisola.
Venendo al dunque, per meglio chiarire i contorni della questione, è importante andare a sviscerare i contenuti della LPMed e della Legge Sanitaria.
Secondo la LPMed, le seguenti modifiche valgono anche per coloro che il 1° gennaio 2018 – data di entrata in vigore della Legge – erano già stati autorizzati allo svolgimento della propria professione (!):
– Il campo d’applicazione della LPMed è stato esteso a tutti gli operatori delle professioni mediche universitarie attivi economicamente nel settore dell’economia privata sotto la propria responsabilità professionale
– l’esercizio di una professione medica universitaria è tuttavia sempre subordinato:
a) all’iscrizione nel registro federale delle professioni mediche universitarie (MedReg) dei propri diplomi
b) all’iscrizione nel MedReg delle proprie conoscenze linguistiche indipendentemente dal tipo di attività
E qui casca l’asino, come si dice in gergo. L’iscrizione avviene per default unicamente (!) se il titolo di studio è stato conseguito in una regione di lingua italiana, altrimenti si deve dimostrare – quale requisito per il mantenimento dell’autorizzazione alla professione – la conoscenza della lingua italiana attraverso l’ottenimento di un attestato linguistico di livello B2 entro e non oltre il 31.12.2019 con un’iscrizione di 50/100.- CHF.
Ora, in Ticino stiamo parlando di una facoltà di medicina, ma ancora non c’è (!) perciò il Ticinese che intende formarsi in una di queste professioni ha due opzioni in merito
a) andare Oltralpe in una delle nostre università di medicina
b) andare in Italia
Io sono assolutamente certa che il Ticinese, che si impegna oltretutto a imparare una professione non nella sua lingua madre, non si sia dimenticato del tutto l’italiano e che sia in grado nel pratico di svolgere le sue mansioni indipendentemente da ciò. Non è nemmeno il pagare il 50/100.- CHF il problema, ma la discriminazione di tale legge attuata nei confronti del Ticinese che, invece di vedersi premiato per gli sforzi fatti, ancora una volta si vede “declassato” non solo in confronto a medici svizzeri che vengono a lavorare in Ticino – ma hanno studiato nella loro lingua madre e non sono tenuti a dover dimostrare alcunché – ma, ancora peggio, di fronte alle centinaia di operatori sanitari italiani insediati in Ticino.
Per la Legge sanitaria, invece, vengono previsti nuovi obblighi che non starò qui a elencare, ma che di fatto – al di là della bontà o no di tali decisioni – aumentano notevolmente gli aggravi di tipo burocratico dei nostri studi medici che dovrebbero occupare il loro tempo in altre faccende, invece che nella cura del paziente.
Inoltre, a livello nazionale, il 7 marzo 2019 è stata inoltrata una mozione, sottoscritta da tutta la deputazione ticinese più alcuni cofirmatari, proprio volta a risolvere questa assurda questione.
In tale atto parlamentare, viene sottolineato che già nel marzo del 2018, il DSS aveva sollecitato Berna sulla questione, ma che l’UFSP stesso aveva laconicamente risposto che serviva un’autocertificazione (previo pagamento di 50.- o 100.-) nella quale si attesta la conoscenza dell’italiano.
In sintesi, la mozione chiede al CF di eliminare ogni discriminazione rispetto in particolare ai Ticinesi che esercitano una professione medica universitaria avendo conseguito il diploma oltre Gottardo, in particolare facilitando ulteriormente il riconoscimento delle competenze linguistiche dei professionisti italofoni, eliminando anche per coloro che vantano meno di tre anni di esperienza l’anacronistico balzello per la verifica delle conoscenze linguistiche.
A seguito di tutto ciò sorgono però spontanee alcune domande:
– L’On. Consiglio di Stato non ritiene di dover promuovere a livello cantonale una deroga per i Ticinesi e i residenti, in particolar modo per coloro esercitavano già prima della caduta dei contingenti – e che giocoforza conoscono l’italiano – una sorta di deroga affinché non vengano discriminati?
– Cosa intende fare l’On. Consiglio di Stato in attesa che il Consiglio federale prenda posizione in merito alla citata mozione della deputazione ticinese?
– L’On. Consiglio di Stato non ritiene che sia imperativo agire ora, anche con misure puntuali, affinché i residenti non vengano discriminati nel loro stesso paese, ma anche in confronto agli operatori sanitari italiani che (avendo fatto i propri studi in Italia) non subiranno lo stesso trattamento burocraticamente discriminatorio?
– L’On. Consiglio di Stato può spiegare perché vengono solo colpite le figure professionali essenziali (medici, medici dentisti, chiropratici, farmacisti, medici veterinari, chiropratici), ma non anche le altre figure professionali che hanno a che fare con la cura del paziente e che svolgono spesso un’attività indipendente grazie al libero esercizio?
Lara Filippini (UDC)