Correva l’anno 1927 quando Ettore Mascheroni studioso di zootecnia nella sua opera “Zootecnia Speciale” rilevava 22 razze suine presenti nel nostro paese: fra questa la razza Cavour. Eppure già allora con l’introduzione di sangue inglese alcune delle nostre razze autoctone finirono per perdersi fino a scomparire del tutto o quasi. Di queste razze due in particolare erano in Piemonte: quella di Cavour e quella di Garlasco. Fu dopo la seconda guerra che la razza Cavour scomparve definitivamente e con lei tante altre razze locali italiane. Oggi soltanto sei razze italiane sono riconosciute dall’Associazione Nazionale Allevatori Suini – ANAS.
In passato in molte regioni sono stati portati avanti tentativi di creazione di nuove razze con caratteristiche simili a quelle estinte, come il Nero di Parma e il suino della Marca. Di recente anche in Piemonte è stato avviato un interessante progetto per ricreare una nuova razza suina che richiami le caratteristiche della già citata razza Cavour.
La pregevole iniziativa non porta la firma di un allevatore ma di un noto viticoltore ed enologo, Roberto Costa di Castellinaldo località del delizioso Roero, in collaborazione e con il supporto di Riccardo Fortina del Dipartimento di Agraria dell’Università di Torino nonché fondatore dell’associazione RARE, che si occupa di tutela e valorizzazione delle razze locali italiane.
Grazie all’impegno e alla passione di Roberto sono così state create 4 linee di ibridi suini utilizzando come progenitori dei verri e delle scrofe di razze autoctone italiane, come la Cinta Senese, l’Apulo-Calabrese e il Nero di Parma, nonché esemplari ibridi derivanti da precedenti incroci tra razze italiane.
Mediante questo importante lavoro la discendenza ottenuta dagli incroci è stata in gran parte selezionata e i suini si presentano con caratteristiche morfologiche omogenee e riconducibili a quelle della razza di Cavour: setole nere ad esclusione del grugno e delle parti distali degli arti, pelle chiara, tettole, orecchie portate in avanti.
Ma ciò che più risalta è indubbiamente l’alta qualità delle carni; la selezione genetica, in connubio con una alimentazione completamente naturale e a una tecnica di allevamento all’aperto, ha portato ad avere animali con caratteristiche qualitative eccellenti e ottime rese alla macellazione.
Il lavoro di selezione non è però terminato e con molta probabilità vedrà il suo completamento con un altro progetto, per il quale si auspica la partecipazione della Regione Piemonte anche grazie all’interesse manifestato dall’Assessore all’Agricoltura Giorgio Ferrero.
Il progetto, che vedrà ancora sia la collaborazione con RARE sia quella con l’Università di Torino e con l’Associazione Regionale Allevatori del Piemonte, è finalizzato al riconoscimento ufficiale da parte dell’ANAS di questi animali e alla loro iscrizione al registro delle nuove razze suine italiane. Non è invece ancora definito il nome di questa razza, ma sicuramente richiamerà il colore nero, l’origine piemontese e la presenza storica dell’ormai estinta razza di Cavour.
Ad oggi i circa 10 allevatori che hanno deciso con Roberto Costa di lanciarsi in questa avventura si sono impegnati a rispettare un disciplinare di allevamento (attualmente in corso di stesura) che prevede, per tutti gli animali che in futuro saranno iscritti al Registro Anagrafico della nuova razza suina nera Piemontese, il rispetto di tecniche di allevamento all’aperto, del benessere animale e di una alimentazione naturale integrata con materie prime controllate. Sono circa 700 attualmente gli esemplari e sono allevati in Piemonte e in Valle d’Aosta.
L’intento è quello di giungere in tempi brevi ad avere un consorzio di allevatori e un marchio di riconoscimento della nuova razza, a cui potrà seguire, auspicabilmente, un marchio di prodotto o di più prodotti di salumeria.
Fabrizio Salce