La Spengler è terminata come doveva terminare, con il Canada vittorioso in finale su un ottimo Lugano, che ha il demerito di aver ciccato proprio la finale, o meglio ha avuto negli stranieri solo delle comparse. Diciamocelo chiaramente: Klasen ci ha stufati con i giochini pirotecnici, spettacolari ma poco concreti, dove al momento che conta sparisce in una bolla d’acqua (In campionato uguale). Martensson un oggetto misterioso che non può essere approvato solo per un paio di golletti durante la finale dei Play-off della scorsa stagione. Zarkisson poi è la perla della inconcludenza. Il Lugano ammirato è stato quello dei Fazzini, Ronchetti, Bertaggia, Hoffmann in parte, Chiesa a sprazzi e di altri giovani o svizzeri, non dimentichiamo l’esplosione del giovanissimo Riva. Senza l’entusiasmo di questi elementi il Lugano sarebbe sprofondato anche alla Spengler. E’ anche vero che in corso di stagione il cambio è operazione quanto mai delicata e non basta un regalo della Presidente per cambiare scenario di un campionato che promette poco di buono. Dopo la vittoria alla Spengler, il canadese ex-HCAP ha detto chiaramente la chiave di vittoria dell ‘ Acero: vestire la maglia della Nazionale è per ogni canadese motivo unico di orgoglio e massima ambizione e quando si veste quella maglia si dà il massimo. Ecco cosa manca ai bianconeri o almeno ad alcuni ed in particolare agli stranieri: Lugano non è solo una bella città dove divertirsi e percepire uno stipendio. Lugano ha una storia, titoli vinti, tradizioni e tanto altro e chi ha l’onore di vestire la maglia bianconera deve sentirsi un eletto e onorato e di conseguenza agire sul ghiaccio. Fino a che si prenderanno stranieri-mercenari che della maglia sembra proprio non interessare molto, difficilmente si riuscirà a dare una continuità al picco inspiegabile dell’anno scorso. Il titolo lo vince solo una squadra, ma vi è modo e modo per perderlo. Flirtare con la linea dei Play Out ancora a fine dicembre non è degno di una squadra dal blasone del Lugano, dove sulla carta, in teoria dovrebbe essere nelle sfere alte della classifica. Forse bisogna iniziare a spiegare ai vari dirigenti HCL che qualcosa va cambiato, che la poltrona non è garantita in eterno e che senza risultati (nell’industria privata si chiama redditività) qualcosa va cambiato. Salvo la punta fortunosa della passata stagione il Lugano negli ultimi dieci anni ha disputato 2 Play-Out (disonore massimo) e ai Play-off è sempre uscito nei quarti. Forse anche i tifosi meritano qualcosa di più, e il nostro appunto non è diretto alla presidenza, ci mancherebbe altro , ma al suo contorno che abbiamo l’impressione non ha capito cosa significa allenare, dirigere e amare una maglia!
Il Lugano questa sera ospiterà il Bienne e sarà obbligatorio una vittoria netta senza se e senza ma mentre i leventinesi ospiteranno il Davos, maltrattato alla Spengler proprio da un grandissimo Lugano. Sono queste le ripartenze che potranno mostrare dove sono le ticinesi con la testa! Speriamo veramente in un Lugano in ripresa e in un Ambri consapevole che non tutto è perso e che ha i mezzi, Kossmann permettendo, di giocarsi i Play-off ad armi pari. (rb)