Partiamo dall’incidente del 1980 dove dopo un incidente gravissimo perde l’utilizzo delle gambe. Da quel punto si dedicò per i disabili, per i loro diritti e sfruttando la sua grande popolarità è riuscito a creare tantissimo per queste persone. Paraplegico e da pilota e campione ancora corse e gare, sempre al massimo, dimostrando tenacia, volontà e grande umanità. Apri una scuola di pilotaggio, contribui a modificare le vetture per dare sempre maggior libertà d’azione ai disabili. Mettendoci sempre molto di suo. L’associazione di Lodi, unica autorizzata ad usare il nome di Clay si prodiga da anni per continuare l’opera di Clay Regazzoni. Quest’associazione raccoglie fondi per la ricerca e per facilitare l’integrazione alla normalità dei disabili.
Facciamo un passo a ritroso, il Clay che nel 1974, quarto anno in Formula Uno con la Ferrari vince Monza mandando in visibilio gli oltre 200 mila spettatori, e tra questi anche chi vi scrive (al suo debutto in F1 nel 1970 ebbe già vinto proprio il GP di Monza). Clay era un mito, perché campione ma uomo come noi con debolezze e virtù. Clay in quel primo anno di Ferrari ha sfiorato anche il titolo di Campione del Mondo, rubatogli, diciamolo chiaramente, dal fatto che alla Ferrari se si vinceva un titolo mondiale doveva essere la prima guida…. Poi altre vittorie, 5 GP vinti, 28 podi in carriera, ha portato alla prima vittoria la Williams, la macchina saudita che ha festeggiato con succo di frutta e non il tradizionale Champagne. Poi Clay ha vinto in TV, Svizzera e Italiana, come star in ogni spettacolo in cui veniva chiamato. Insomma era l’idolo sportivo per noi giovani e vederlo vincere o sfrecciare con il bolide di formula uno era un brivido ad ogni giro. E come sempre capita in Ticino quando nascono veri talenti, vi era la spaccatura in due; i pro Clay e i contro Clay (la storia si ripete con Lara Gut).
Con i suoi 132 gran premi corsi, 5 pole position, 5 GP vinti e 212 punti in totale conquistati, 28 podi in F1 dimostrano le qualità sportive di questo pilota.
Una vita, a detta dei figli vissuta con allegria e sempre a 300 all’ora. Quando vedeva il cartello di 60 chilometri all’ora, interpretava a modo suo questo limite dicendo che era 60 all’ora per ogni persona sulla macchina, per cui se erano in 4 si poteva viaggiare comodamente a 240 all’ora. I cartelli sulle strade erano per lui unicamente decoro estetici, insomma la macchina e la velocità era il suo pane, come anche l’umanità che esprimeva in ogni sua occhiata. Grazie a lui in molti disabili si sono trovati facilitati ed ecco allora che quel libro della sua storia “Una questione di cuore…” calza a pennello con questo personaggio unico e forse irripetibile alle nostre latitudini.
Grande Clay, unico Clay, nella nostra mente ancora la bandiera a scacchi abbassata che sanciva la tua prima vittoria, prima di una lunga serie di vittorie sportive e umane che non hanno eguali….