Dopo l’approvazione della tassa sul sacco, il Consiglio di Stato aveva fissato un termine per permettere ai Comuni di adeguare i rispettivi regolamenti comunali sui rifiuti. Questo termine scade il 30 giugno di quest’anno. Così si evinceva anche dalla risposta all’interrogazione che il nostro Partito aveva depositato nel giugno 2017 al governo ticinese. Prendiamo però atto che, a quasi due anni di distanza, vi sono ancora dei municipi che non si sono mossi oppure che hanno fatto adottare dai rispettivi consigli comunali dei regolamenti non conformi alle indicazioni dell’Ufficio federale dell’ambiente.
Da informazioni del Partito Comunista, rilevate peraltro pure dall’Osservatorio per una gestione ecosostenibile dei rifiuti (OKKIO), risulta che tra i Comuni ticinesi non esiste alcuna conformità nello stabilire la tassa base e che in molti casi la sua definizione lede il principio di parità di trattamento. E’ inaccettabile ad esempio che in alcune realtà delle famiglie monoparentali paghino la stessa tassa base delle grandi aziende, oppure che altrove i piccoli artigiani debbano accollarsi spese sproporzionate rispetto ad altri contribuenti.
Il Partito Comunista ha quindi incaricato i propri deputati Massimiliano Ay e Lea Ferrari di tornare sull’argomento inoltrando una nuova interrogazione all’attenzione del Consigliere di Stato Claudio Zali affinché si intervenga quanto prima per risolvere questo problema che non è solo comunale ma cantonale: vi sono infatti discrepanze nella formulazione della tassa base pure in regolamenti comunali già sottoposti alla ratifica della Sezione degli Enti Locali.