Contrariamente a quanto affermato oggi sulle colonne del Caffè dal direttore del Dfe Christian Vitta, la riforma fiscale non rappresenta alcun patto sociale ma bensì un’ulteriore concretizzazione delle politiche liberiste che in questi 20 anni hanno favorito la crescita delle diseguaglianze sociali e della concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e che hanno prodotto esclusione e povertà.
La proposta del Governo viene presentata in un momento che si configura di vera e propria emergenza sociale nel quale i salariati e la popolazione vivono una situazione di difficoltà e sofferenza va pertanto respinta al mittente.
Proprio negli scorsi giorni sono stati resi pubblici i dati sui beneficiari dell’assistenza che purtroppo registrano un’aumento del 2.5% rispetto allo stesso mese del 2016 toccando quota 8169 persone.
Esplode il dumping salariale, che colpisce non solo coloro che hanno dei bassi salari ma tutte le categorie di lavoratori e continua a crescere la distanza tra i livelli salariali registrati in Ticino rispetto a quelli delle altre regioni svizzere.
Aumentano le forme di lavoro precario e con esse cresce il numero dei sottooccupati, mentre sono migliaia e migliaia le persone residenti in Ticino che non riescono a pagare i premi della cassa malati. Questi dati sono estremamente preoccupanti e dovrebbero indurre il Governo, a una riflessione profonda sulle cause di questo impoverimento generale e non certamente a proporre riforme fiscali che contribuiscono ad alimentare l’esclusione sociale. …