Nelle ultime settimane a Berna si è potuto assistere ad alcuni importanti sviluppi in materia di parificazione tra servizio civile (SC) e militare (SM), offuscati però dai tentativi della destra di annacquare i vantaggi per i civilisti: nell’ambito della revisione della Legge sul servizio civile si è infatti visto come, benché le Camere abbiano responsabilmente approvato la modifica di legge, a farsi prepotentemente in avanti in parlamento siano ancora state visioni anacronistiche e conservatrici dell’obbligo di leva.
Se le prime due innovazioni proposte – lo svolgimento di una giornata informativa sul servizio civile prima dell’invio della domanda di ammissione e l’introduzione di alcuni corsi obbligatori da svolgersi prima dell’impiego (misure che rappresentano solo potenzialmente delle occasioni di miglioramento delle condizioni di accesso al SC) – non hanno infiammato più di tanto gli animi, lo scontro è stato molto più acceso sulla questione dell’impiego dei civilisti nelle scuole (unico elemento della riforma sulla cui positività non possono sussistere dubbi, dal momento che si tratta indubbiamente di un giusto passo nel rafforzamento del SC e di un arricchimento delle possibilità che esso propone).
Ci troviamo in questo caso a dover constatare come i parlamentari contrari a questa possibilità non siano ancora stati minimamente disposti a prendere atto dei mutamenti sociali che stanno avvenendo nelle fasce di età più giovani (le quali sono sempre meno attratte dal servizio militare e viceversa vedono nel servizio civile una possibilità di concreto arricchimento personale e di reale contributo alla collettività – come dimostrano del resto le statistiche relative alle domande di ammissione al servizio civile, esplose nel 2009 a seguito dell’introduzione della cosiddetta “prova di fatto”) e insistano per mantenere artificialmente in vita un sistema ormai privo di ogni collegamento con la realtà sociale attuale, arroccato su concezioni tradizionaliste e prive di significato per la maggior parte dei giovani d’oggi.
In questo contesto di palese ostilità si è dimostrato fondamentale il ruolo giocato nel corso degli anni dalla sinistra antimilitarista svizzera: senza il costante lavoro di approfondimento e sensibilizzazione svolto sotto il continuo fuoco incrociato delle associazioni e dei partiti vicini agli ambienti militari, anche questo piccolo passo in avanti non sarebbe stato possibile. L’intensa attività di questi gruppi antimilitaristi, riscontrabile nel gran numero di manifestazioni, iniziative popolari e referendum da essi lanciati, ha portato nel tempo a realizzare delle importanti conquiste in materia di SC: unicamente da ciò nasce questa nuova sensibilità popolare che ha spinto anche le formazioni di centro a sostenere la revisione di legge!
Rendiamo perciò attenti i lettori al grande potenziale positivo mostrato da questa riforma, che permette un’ulteriore importante diffusione tra la popolazione dei valori del SC: grazie alla presenza dei civilisti nelle scuole, sarebbe infatti possibile non solo mostrare un’ulteriore concreta utilità di questo servizio alternativo al militare, ma anche valorizzare il senso di partecipazione civile a favore della collettività. Occorre tuttavia non “sedersi sugli allori”: il cammino verso una piena parificazione dei diritti tra civilisti e militi è ancora lungo e certamente impervio, vista l’aggressività dimostrata ancora recentemente dal fronte militarista, pertanto occorre difendere le importanti conquiste fatte finora (quali la prova dell’atto, l’ampliamento degli ambiti di attività, la parità d’informazione sui due servizi, ecc.) e lavorare assiduamente per sensibilizzare la popolazione sulle nuove reali esigenze delle fasce giovanili. Da parte mia e del mio Partito mi impegno quindi a perseguire attivamente questi obiettivi, per ottenere finalmente un servizio civile in cui vigano gli stessi diritti e le stesse opportunità del servizio militare!
di Zeno Casella, candidato al Consiglio Nazionale per il Partito Comunista (lista 12)