Un fenomeno non nuovo quello del ricatto dei certificati medici perpetrato dagli impiegati verso i datori di lavoro. Succedeva tanti anni fa e oggi ancora di più. Venti anni fa, così almeno non ci sono riferimenti, nel settore alberghiero sappiamo di una dipendente (ex- Jugoslavia) che per un diverbio col datore il giorno dopo si è presentata col sorriso a consegnare il certificato medico per una malattia non definita. Erano i mesi estivi, dove turisticamente si necessitava di personale e al personale si chiedevano minimi sacrifici, ampiamente compensati durante le basse stagione. Era prassi in quel albergo far firmare contratti di lavoro, con il formulario speciale, con indicazione che durante i mesi di Luglio e metà agosto non si sarebbero concesse vacanze, se non i normali giorni di libero, 2 alla settimana. Pur avendo sottoscritto questo contratto, vidimato dal cantone in quanto personale straniero (ex-Jugoslavia), il personale chiedeva puntualmente in estate le ferie, sapendo di mettere in difficoltà il datore, ma quello che era peggio i propri colleghi di lavoro. Nel limite del possibile il datore concedeva queste vacanza ugualmente. In un caso non sono state concesse, ebbene questo collaboratore, il giorno dopo si presentava con il sorriso sulle labbra e il certificato medico con inabilità al lavoro del 100%. Ora passati vent’anni ci spiegano molti datori di lavoro, in particolare nel settore alberghiero e della ristorazione, questa prassi è un abitudine e modo di ricatto del dipendente verso il datore di lavoro. Magra constatazione ci viene anche comunicato che la maggior parte del personale che fa sua questa pratica è straniero. Alla fine i certificati di inabilità vengono tutti dai medesimi medici, compiacenti e poco etici. Ritorniamo a venti anni fa e sappiamo che il datore si era recato dal medico che emetteva questi certificati, chiedendo spiegazioni, ricevendo come risposta una frase che parla chiaro: “lei faccia il suo che io faccio il mio e non sono obbligato in nessun caso a dichiarare il genere della malattia”. Quel personale in malattia, andò all’estero in ferie, e ritornò poi al lavoro quando faceva comodo loro. Sappiamo che il datore aveva chiesto alla propria assicurazione perdita di guadagno di verificare con una seconda visita da parte del loro medico e in un caso l’assicurazione si rifiutò e in altri casì fece una visita ai dipendenti, fatturando al datore i costi, emettendo la stessa diagnosi di incapacità lavorativa al 100% per periodo indeterminato. La morale. Inutile che facciamo tanto chiasso quando i medici, per mantenere ed incrementare i loro affari (portafoglio) emettono certificati anche presumibilmente dubbi, in quanto protetti dal segreto professionale. Se i medici, o alcuni di questi, sono poco etici, e le assicurazioni compiacenti, cosa stiamo a reclamare per cosa …. avanti tutta alla fine che perderanno saranno gli albergatori, che a differenza di tutti, investono propri capitali senza che nessuno dia loro una mano. E’ questa la socialità che vogliamo signori consiglieri di Stato e candidati ….