Il Consiglio di Stato l’undici settembre scorso al paesello d’Astano ha imposto d’ufficio un penalizzante e discriminante moltiplicatore d’imposta del 130%. Astano non è un paese di scialacquatori, ma è semplicemente un piccolo paese con un gettito fiscale insufficiente a coprire le spese correnti. Solo per questo motivo e solo ora, anche a causa degli aumenti intervenuti negli anni scorsi si trova in difficoltà finanziarie, che sebbene non drammatica mancano però le prospettive di sopravvenienze. Astano è stato, e è penalizzato per vari motivi (bastavano 70m di quota in più per non avere gli aiuti profusi da tempo agli altri) come l’essere difficilmente raggiungibile e l’avere esclusivamente i servizi essenziali, situazioni che lo ha reso e lo rendono poco attrattivo nonostante i notevoli pregi paesaggisti e la splendida qualità della vita. Ora aggiungendo alla oggettiva difficile
situazione il moltiplicatore più alto della storia ticinese, si è di fatto decretata la morte senza colpe del Comune di Astano. Per questi motivi, avendo piena fiducia nei nostri Tribunali, ancora vicini ai Cittadini, ho inoltrato ricorso sulla la decisione del CdS tramite l’avvocato Tamagni di Giubiasco. Il ricorso non vuole essere esclusivamente un confronto sul diritto, ma intende aprire un dibattito ampio e politico al riguardo dei piccoli Comuni del zone discoste e sfavorite. Un dibattito sulla regolamentazione contestata da 1700 cittadini con la petizione (Basta penalizzare gli abitanti dei piccoli comuni …) che per la prima volta viene applicata ad Astano con il forzoso moltiplicatore al 130% e senza alcuna possibilità di risanamento ma solo col mesto risultato di impoverire i cittadini e il Comune, invece di spingere e accompagnare le comunità astanese nella sperata aggregazione al nuovo Comune Tresa, che sarebbe facilitata se il Municipio di Astano con senso di responsabilità dopo gli errori commessi in questo senso desse le dimissioni.